A poco a poco, le vecchie trattorie di una volta, stanno cedendo il passo a ristoranti senz’anima, prodotti copia-incolla importati da altri stati. Siamo dispiaciuti di questo perché insieme a loro, se ne va anche la nostra cultura gastronomica. In Toscana però siamo messi bene, possiamo ancora approfittare di questi luoghi dove si mangia come a casa. Perciò… quando il richiamo dei piatti della mamma (o per alcuni della nonna) si fa sentire nella testa e nello stomaco come l’urlo di Tarzan… serve una trattoria di quelle “di sostanza”, con pochi orpelli, diciamo… tutta polpa!
Siamo in località Albinatico (Ponte Buggianese), la “Pentolaccia dei Cecchi” di Guido e Paola,
si trova proprio di fianco alla chiesa del paese, 6 anni di gestione per la famiglia Cecchi che
propone una cucina di tradizione, come una volta, e a prezzi di una volta.
L’abbiamo chiamato il giorno prima per prenotare: “Guido! Che ci fai di bono per domani?
Si voleva venire a pranzo da te! ” Lui… ”che volete mangiare?” Noi… “che hai preparato?“
Lui… “Se volete mangiare qualcosa di particolare ditemelo… di pronto non c’è mai niente,
cuciniamo a seconda della spesa che facciamo la mattina e quello che offre il mercato… e la
stagione”, Noi… ”va bene Guido… ci va benissimo quello che farai, non preoccuparti ”.
L’interno è spartano, sia negli arredi che nello spirito, nessuna concessione all’eleganza,
regna soltanto una calda atmosfera casereccia.
Qui non c’è il menù… è narrato a voce con modi schietti e pochi salamelecchi, anche
il tu è d’obbligo, e chi te lo da è un oste simpatico, istrionico, dalla stazza e dalle mani
robuste, spesso appoggiate sul tavolo, ma solo se gli starete simpatici.
Le numerose foto alle pareti, racchiudono un pezzo sicuramente importante della vita
e della carriera di Guido, (Guidino per gli amici) come ex driver.
Ci siamo dilungati anche troppo, questi non sono posti per farcire Instagram o per incontrare
quello o quell’altra, qui si viene per mangiare, e dagli sguardi un pò storti che ci piovono
addosso, capiamo subito che è meglio nascondere il telefono e cominciare a fare sul serio.
Siamo al tavolo in compagnia di Alberto, Sara, e delle loro bimbe, Allegra e Viola, sono loro
che ci hanno indicato questa trattoria, che conoscevamo già … ma nella vecchia gestione. Ci
hanno parlato anche di una mitica “Carbonara”, uno dei motivi per cui dovremo tornare.
I dolci sono sotto la giurisdizione della Signora Paola, da oggi
soprannominata.. ” La signora dei dolci freschissimi“. Ignari del rischio che potevamo correre
gli abbiamo chiesto: “Paola… i dolci li fate voi?” Con lo sguardo di chi è indecisa se prenderti
a schiaffi o spiegarti le cose, ci ha risposto: ” Certo… conosco solo un modo di fare i dolci, si
prende il latte, le uova, la farina..” appurato che ha scelto la seconda risposta, dobbiamo
assolutamente informarvi… gusterete un Crème Caramel che vi porterà vicinissimo alla
commozione, provare per credere.
Spesso queste trattorie sono descritte come “posti da camionisti”, (veri conoscitori del buon
mangiare) ma sono proprio questi luoghi “veraci”, che alla fine raccontano la verità della
nostra tradizione, in tutta la sua semplicità e schiettezza. Per comprendere con pienezza
l’anima di questi luoghi, dovrete avvicinarvi con fare leggero e propensi allo sberleffo, pronti
a sorvolare se la perfezione culinaria non è stata raggiunta, ricordate sempre che mangiare,
sarà l’unica cosa di cui non potrete fare a meno… siatene felici, sempre. Mentre voi riflettete
…noi prendiamo il caffè. A presto